Paola Falteri è stata per me una grande educatrice, per la comprensione della questione interculturale, e
allo stesso tempo, per aver incamminato processi di apprendimento fondati sull’importanza dell’approccio interculturale. E’ lei che ha indicato come, nel mondo postmoderno, si possa lavorare nella prospettiva di non annullare le differenze ma di apprendere “con” chi è differente, di come possiamo riconoscerci nell’umano attraverso le differenze.
Con Paola ho imparato che la relazione con chi è lontano mi approssima a chi mi è vicino nella pratica del
mio quotidiano. Che posso riconoscere la sua differenza, che posso apprendere dalla sua differenza.
Paola Falteri è una donna con una umanità molto intensa, molto grande. Con un senso profondo di giustizia sociale, di comprensione della sacralità della vita, del valore, dell’importanza della vita. E del valore dei popoli, di tutti i popoli.
Paola Falteri rappresenta una prospettiva antropologica. Forse è una delle più importanti antropologhe di
questo ultimo tempo, come De Martino, e tanti altri, altre…
Paola è una antropologa del tempo di oggi.
Paola è una antropologa che annuncia un cammino e che, di questo cammino, fa una costruzione molto
concreta dei processi di apprendimento, “disincagliando” questo processo.
Paola Falteri mi ha portato un giorno un bellissimo testo di De Martino, che non è un credente ma che mi
ha aiutato nella comprensione dell’Eucarestia, del pane eucaristico come “corpo”, attraverso la questione
del “fast food” e dell’importanza di recuperare il pane “reale e concreto”.
Fu una luce molto grande per me che celebro l’Eucarestia.
Una comprensione del cibo e dei beni della terra come bene comune, come diritto di tutti.
L’Eucarestia è “distribuire, condividere”. Se non c’è questa comprensione del cibo e della giustizia sociale
non c’è celebrazione eucaristica.
Quando celebriamo, celebriamo con il corpo delle persone, ed è importante che questi corpi siano
riconosciuti importanti nella pratica del vivere quotidiano.
Penso che Paola Falteri è una delle persone più belle, e io credo che lei è arrivata in Paradiso e che Dio
abbia detto: “Benedetta saggezza, benedetta conoscenza, che ampliò il mio sguardo sul mondo, il mio sguardo sulla bellezza, il mio sguardo sulla sacralità del dono della vita. Tutti i tuoi studi, la tua conoscenza, aiutarono a estendere la dimensione della presenza di umanità nel mondo, di umanesimo, e questo ha reso il mondo migliore”.
Lei è un lampo di luce che rimarrà sempre tra noi.
Perché rimarrà sempre?
Per i suoi scritti, per le sue memorie, per i suoi testi che il vento non porta via.
Il vento porta via il ricordo, ma non ciò che è storificato, ciò che è scritto a partire da una pratica. Il risveglio di questa pratica nel processo di riflessione, per me è dove vive e si manifesta la bellezza del dono della vita.
Senza alcun dubbio Paola resterà eternamente nella mia vita.
Nelle messe di fine settimana ho sempre portato la dimensione così bella della sua vita.
Il mio abbraccio ai suoi famigliari.
Padre Vilson Groh, Florianopolis, Santa Catarina, Brasil
Traduzione di Marina Spadaro
Paola Falteri ha lasciato questo mondo.
Difficile dipanare, nella linearità stringata di un testo, quello che ci sarebbe da dire, perché è tanto, in quantità e qualità. Qualità culturale, pedagogica, esistenziale.
Per me l’incontro con lei è stato fondante. Sostanzialmente per una ragione, a cui tutto il resto probabilmente è riconducibile: ha saputo comunicarmi il senso profondamente democratico e inclusivo dell’uso del concetto antropologico di cultura: non c’è persona al mondo priva di cultura. Per questo ognuno, ognuna ha qualcosa da dire e da dare. Per questo merita, sempre, a priori, rispetto. Per questo va ascoltata, ascoltato. E la scommessa è quella di costruire contesti educativi, a scuola e non solo, dove questo avvenga, dove ognuno/a possa sentirsi pertinente e contribuire ad un percorso collettivo di costruzione di nuova cultura.
E a partire da lì Paola ha stimolato, sostenuto, coordinato, implementato, articolato … un enorme lavoro di ricerca cooperativa che ha fatto interagire pratica didattica ed elaborazione accademica. Una vera ricercazione che ha davvero, per anni, consentito al MCE, sul terreno dell’intercultura, di essere una vera avanguardia pedagogica e culturale.
Grazie a Paola, l’MCE sapeva allora distinguere l’intercultura dal mero dato della multicultura per farne terreno di esperienze, elaborazioni, progetti intenzionali.
Difficile, oneroso, oltre che suggestivo ed intrigante, assumere davvero il concetto antropologico di cultura come strumento di ricerca e di intervento nella realtà perché comporta la fatica incessante della sbanalizzazione dell’ovvio, la consapevolezza delle proprie appartenenze, la responsabilità dell’etnocentrismo critico, la scelta di cercare l’incontro e di stare nei conflitti in modo non distruttivo, nello stesso tempo attivando attenzione all’altro, all’altra e attenzione a ciò che l’incontro suscita in te stesso, in te stessa. Lavorando con lei, si imparava a farlo. Si imparava anche che non è mai fatto una
volta per tutte.
Grazie Paola, grazie.
E adesso?
Diana Cesarin
Ricordo la nascita del gruppo di antropologia culturale a Greve in Chianti luglio 1976 il primo stage con Mariarosa Petri Paola Nora Anna Brizzi Viviana Cardinali Mila Busoni Concita Tudor la nascita dei filoni la fiaba la preistoria l’etnologia la ricerca d’ambiente l’immaginario e la grande chiarezza concettuale il coordinamento della ricerca sulle immagini degli stranieri nei libri di testo. Il suo è stato un contributo fondamentale al gruppo di antropologia e a ricerche come quella sui libri di testo (immagini degli stranieri) e ‘Andate e ritorni’ oltre agli schedari.
Giancarlo Cavinato
Per me e per l’intero Movimento di Cooperazione educativa una buona grande maestra . Nel gruppo di Antropologia culturale abbiamo appreso a guardare la realtà con sguardi multipli, a sbanalizzare l’ovvio , a ricercare e documentare le culture che attraversano la nostra società. Per la scuola e per la vita, Lei ci ascoltava e metteva in ordine i nostri confusi pensieri, sorrideva alla passione con cui analizzavamo il mondo e lo volevamo cambiare. Abbiamo con lei riletto i libri di testo con cui facevamo scuola e insieme abbiamo rivelato a noi stessi e agli altri stereotipi e preconcetti, sull’Altro, sul Diverso da noi.
una lezione di cui le saremo eternamente grati
ciao Paola
Domenico Canciani (Poci)
Roma 3 maggio 2024
GRAZIE PER AVERCI AIUTATO AD ALLARGARE LO SGUARDO
Paola Falteri docente di Antropologia culturale all’Università di Perugia e il Gruppo Nazionale MCE di
Antropologia culturale. Chi dagli anni ’70 in poi, fino all’inizio del nuovo millennio, lavorava nella scuola e
cercava nel MCE forza, ispirazione, conferme, non poteva non incontrare – ed era sempre un incontro felice e fecondo – le riflessioni acute della ricercatrice amica e compagna e le esperienze di quel Gruppo Nazionale che portavano nella scuola uno sguardo nuovo sulla diversità, sullo studio della storia, su un approccio “democratico” alla conoscenza.
“La forza e il senso del MCE sta nel privilegiare ottiche e soggetti che non sono né egemoni né vincenti […] per questa sua opzione di fondo riesce ad esprimere ricchezza e pertinenza di proposte anche in rapporto al mutamento introdotto con la composizione multietnica della società. […] l’attenzione alla diversità è parte costitutiva della pedagogia popolare e di una educazione centrata sulla costruzione dell’identità.” (1)
Sono parole di Paola Falteri, l’”esperta”, la “docente”, la “ricercatrice” che sapeva “sentire” la scuola come
noi che ci stavamo dentro, che sapeva mettersi al nostro fianco, che sapeva che la ricerca serve a illuminare l’esperienza così come l’esperienza serve a dare concretezza e a suggerire strade alla ricerca.
Per molte e molti di noi la presenza di Paola Falteri è legata alla ricerca su “l’immagine dell’altro nei libri di
testo”. Lungo lavoro appassionante per noi che per la maggior parte non adottavamo i libri di testo ed
eravamo guidati e accompagnati a scoprirne e a documentarne con precisione i limiti, le parzialità, la
tendenziosità, le omissioni.
Nello spirito del Movimento che rifugge la fissità dei ruoli e mantiene anche nel lavoro tra adulti la fedeltà
alla “cooperazione” fatta innanzitutto di incontri di persone, Paola Falteri tutti gli incontri li ha vissuti con
intensità: ci lascia ricordi indelebili di momenti di lavoro appassionato e di momenti di convivialità
spensierata, oltre al ricordo prezioso di un’amicizia sollecita e affettuosa.
Grazie Paola per la tua amicizia e per il tuo impegno, per il tuo lavoro instancabile e per come ci hai
insegnato, sempre determinata ma discreta, a guardare in modo diverso ciò che nella scuola si agita, le
relazioni che si intrecciano e gli incontri che ci cambiano. Hai aiutato il Movimento ad allargare lo sguardo
alla realtà sociale e antropologica, alle diverse culture che abitano la scuola e che abitano il mondo e alla
responsabilità della scuola nel far sì che se ne prenda tutte e tutti consapevolezza. Senza di te la nostra
scuola sarebbe stata più povera.
Nerina Vretenar
Il patrimonio che Paola ci ha lasciato è vivo nel Movimento di Cooperazione Educativa.
Noi giovani insegnanti degli anni settanta volevamo realizzare il dettato costituzionale dove afferma che la scuola è di tutti e che lo Stato garantisce pari opportunità e uguaglianza. In quegli anni il mondo della scuola era in profondo cambiamento. Ricordiamo tutti la legge 820 del 1971 che istituisce il tempo pieno, ricordiamo i Decreti Delegati del 1973 che parlano per la prima volta di gestione democratica della scuola, di ricerca, di sperimentazione e di aggiornamento.
Eravamo sempre in ricerca: avevamo bisogno di ripensare i contenuti, di sperimentare nella didattica e nella metodologia. Questo lavoro intenso è stato contenuto e guidato dalla riflessione collettiva che si faceva dentro il Movimento, ma ha avuto bisogno di persone come Paola che ci aiutava a capire il senso profondo di quello che succedeva nella società e nella scuola. Ci ha insegnato ad usare con attenzione le parole come cultura, diversità, identità. Lei, ricercatrice universitaria, appena un po’ di grande di noi, ci consentiva di allargare la nostra visione, metteva a nostra disposizione gli strumenti della sua ricerca. Abbiamo potuto capire con lei, sempre generosa e disponibile, quanto è importante per chi insegna lavorare in collaborazione con chi fa ricerca. Di questo ha sempre bisogno la scuola, adesso come allora.
Grazie Paola
Paola Flabore
4 maggio 2024
Provo grande dolore per la morte di Paola Falteri; una amica, compagna e studiosa che ha segnato molti momenti del cammino del Movimento di Cooperazione educativa e mio personale dentro a questa avventura collettiva. Come non dimenticare il convegno del gruppo di antropologia culturale di Bologna : “Tempo, memoria, identità”, sulla formazione storica di base; era il 31 ottobre – 4 novembre 1984. Molt* della mia ormai attempata generazione ebbero lì in quell’occasione una opportunità di rivedere i presupposti metodologici con cui fino ad allora avevano pensato alla storia e l’avevano insegnata. Paola era una lavoratrice mai stanca ed offriva sempre contributi costanti alla necessità di rinnovamento metodologico. Non parlavamo più di mondo ma di mondi. Mi è servito moltissimo confrontarmi con lei per destrutturare quell’idea di grande storia ossidata che mi ero cucita in testa. Integrare la storia con le storie, con la conoscenza di usi, costumi e culture, mi ha permesso gradualmente di diventare insegnante più consapevole dell’importanza del quotidiano, dell’oggetto, del gesto; tutto diventava, nella complessità, di più semplice approccio anche per le/i ragazz*. Dopo essermi fatta un discreto corredo linguistico ora ero più tranquilla anche nell’approccio storico/antropologico. Come altr* hanno già ricordato, la ricerca sui libri di testo, ci aprì gli occhi sia sulla storia ufficiale sia sulla versione ministeriale che passava attraverso il commercio delle case editrici. Immancabilmente era ed è sempre la versione il cui appannaggio era sempre dalla parte dei vincitori, dei più forti anche se poi venivano sconfitti, immancabilmente bianchi europei. Poco spazio per le donne. Alle medie dismettere il sacro testo sarebbe stato difficile ma avevamo ora più strumenti per “smontarlo”, per individuarne le occulte scivolate. L’alterità del tutto abolita, a fatti essenziali dedicate poche righe o pagine. Paola fu molto pignola nella conduzione e coordinamento dell’impresa. Ne uscì una verità cruda ed amara. Una stagione in cui la scuola era ancora viva e terreno che invogliava alla ricerca. Così molti fili si intrecciavano : quelli di Tullio Seppilli antropologo conosciuto, maestro di Paola, quelli di Calvino che nella sua raccolta di fiabe aveva rifatto una sua piccola unità di Italia, quelli di De Martino attento all’Italia del profondo . Un grazie speciale alla generosità di Paola ed alla sua capacità di guida amica affettuosa e preparata .
in foto a seguire : il mago di Oz Convegno nazionale e Treviso -Movimento di Cooperazione educativa: Paola Falteri ed Ortensia Mele 2001- atti Convegno gruppo nazionale antropologia – Bologna 1986
Maria Teresa Roda
Domani andrò a Perugia a salutare per l’ultima volta Paola Falteri. Glielo devo per tutto quello che mi ha insegnato.
È una perdita enorme. Un dispiacere enorme.
Da Paola Falteri ho imparato tantissimo negli anni del gruppo di Antropologia culturale e ha continuato a dare orizzonti di senso alle nostre prime ricerche nella Scuola Interculturale di Formazione del Mce. Ricordo ancora le riunioni a casa sua o di Mila Busoni a Firenze, io poco più che ventenne e nei miei primi tâtonnement di maestra, la ascoltavo parlare di De Martino, della crisi della presenza, della sbanalizzazione dell’ovvio, di stereotipi e pregiudizi, di culture altre e mi chiedevo se un giorno sarei potuta diventare una maestra così brava, appassionata e appassionante per le mie alunne e i miei alunni. Con lei ho fatto la mia prima esperienza di ricerca e scrittura cooperativa quando il mce ha pubblicato “Le scienze umane nella scuola dell’obbligo”. Dopo averla conosciuta mi sono innamorata di quei temi a tal punto da cambiare il mio piano di studi all’università e di fare ben tre esami di antropologia culturale.
Paola è stata per me nutrimento per la mente e per l’anima. Grazie grande Maestra.
Maurizia Di Stefano
5 maggio 2024
Paola hai iniziato un’altra vita.
Grazie, per averci aperto gli orizzonti, averci regalato i riferimenti per il nostro cercare insieme, con il calore della tua passione.
Dimostravi di avere una grande competenza unita alla delicatezza ed al rispetto con cui ti rivolgevi agli altri, la relazione con te è sempre stata desiderata, intensa e importante, carica di senso.
L’incontro con la tua autorevolezza senza incertezze, che tanto mi affascinava, è stata per me, per noi, di Bologna una sicurezza che ha indirizzato la nostra ricerca e il nostro lavoro per molti anni.
Sei stata una grande compagna del gruppo territoriale di Bologna; con le prospettive da te e da Nora Giacobini, aperte nei laboratori di formazione, con le esperienze con loro condivise abbiamo portato avanti le nostre ricerche per molti anni. Non possiamo non ricordare il tuo grande contributo al convegno sulla storia tenuta a Bologna a Palazzo Re Enzo nel…Tempo, memoria, identità”, sulla formazione storica di base; dal 31 ottobre al 4 novembre 1984.
Interessantissima la pubblicazione che ne è seguita.
Il GNAC, Gruppo nazionale di Antropologia culturale, è stata la strada su cui ci siamo avviate, affrontavamo con entusiasmo tutte le tappe, i prossimi appuntamenti.
Paola ci hai insegnato a dare valore alle consuetudini, ai riti, agli oggetti, a dare attenzione alle piccole cose: tutto è patrimonio, tutto è cultura, tutto è diventato importante.
Abbiamo maneggiato le schede sulle altre culture e sulle tracce che ci avevi insegnato a seguire, eravamo avanti anni luce.
Ci hai regalato uno sguardo diverso sul mondo e su noi stesse.
Non riesco a parlare al singolare, talmente condiviso e solidale è stato il percorso con il gruppo di antropologia nazionale e più tardi con il gruppo Core sulla differenza di genere.
Io ti ho avvicinata tra le stelle della stanza buia di Tolentino nella Formazione estiva. Parole come stelle per conoscere il mondo e i popoli e riportarle nel mondo e al piccolo popolo della propria classe. Una grande gratitudine per tutto quello che hai scambiato con noi, allieve, amiche, colleghe.
Biancamaria Cattabriga e Vanna Costanzini
Sara Mimmo è con Paola Falteri.
O meglio, io sto con la Falteri. Non ricordo di averti mai chiamato Paola.
Tu sei sempre stata “la Falteri”. Nei messaggi: “Querida Prof.”.
Sono stata con te, in tante occasioni:
in Aula Magna, a Lettere e a Scienze della Formazione ti ho ascoltato fare lezione a 200 studenti: riuscivi ad essere coinvolgente e a far sentire parte attiva ciascuno di loro. Ho partecipato alle tue lezioni con altri 7 studenti, in un’auletta in Via del Verzaro.
Ho ascoltato i tuoi ragionamenti appassionati fatti insieme a Seppilli, Bartoli e i tuoi colleghi del Dipartimento. Con tutti avevi sempre lo stesso atteggiamento: una attenzione alla prospettiva antropologica declinata nel ragionamento di ogni aspetto della realtà. Mi commuove leggere i numerosi ringraziamenti di tanti studenti, insegnanti, che si sono avvicinati all’Antropologia grazie a te.
E quanto ti infastidiva la superficialità e l’approssimazione nel ragionamento!
Che fulmini, diventavano i tuoi occhi!
E quanto ti arrabbiavi!Mi hai insegnato la necessità di un rigore scientifico come approccio metodologico di una pratica intellettuale.
Sono stata con te a Viareggio, a Forte de’Marmi ai Bagni 90 minuto, a Casaglia, al Ristorante Stella, al Bosco, alla festa di Liberazione di Pontevalleceppi.
Siamo state insieme a casa di Michela, a conoscere Jordi. Sono stata con te, quando indossavi quella bellissima giacca africana che ti piaceva tanto.
Mi hai preparato il maiale con prugne e mele e io ti ho fatto assaggiare i prodotti della Cooperativa. Sei passata a portarmi il tuo affetto a Palazzo dei Priori.
Sono stata con te nella foto di quando ero piccola, in camera tua. Nel quadro che mi hai regalato, in camera mia.
Siamo state inseme nei mille messaggi telepatici inviati. Nel cd di Paolo Conte che mi hai regalato, come ricordo di tuo papà. Sono stata con te e ho ascoltato tua voce spezzata per la morte di Seppilli. Siamo sta inseme a chiacchierare, mentre Pippo faceva il matto. Siamo state inseme, in tante occasioni. Mi hai accompagnato, sempre.