LINEE GUIDA PER L'EDUCAZIONE CIVICA: la nostra riflessione

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Le nuove Linee guida per l’educazione civica, pubblicate il 7 settembre 2024, sono solo un tassello di un più ampio progetto regressivo e autoritario promosso da questo governo, volto a riscrivere la cultura scolastica. Questo stesso disegno emerge dalla revisione delle Indicazioni Nazionali, dal ripristino dei voti nella scuola primaria e dalla riforma del modello ‘4+2’ negli istituti tecnici e professionali.

Concepite dalla legge 92 del 2019 come un documento da emanare dopo un triennio di sperimentazione delle scuole, di fatto durato 4 anni, le nuove Linee guida avrebbero dovuto tener conto del monitoraggio e degli esiti delle rilevazioni della fase sperimentale. Fase in cui i collegi dei docenti si sono impegnati nell’individuare traguardi e obiettivi di apprendimento per l’educazione civica in coerenza con le I.N., come era stato stabilito nelle Linee guida del 2020. 

Il testo definitivo delle Linee guida, che solo debolmente ha tenuto conto del parere critico del CSPI, traccia una forte discontinuità concettuale, valoriale e pedagogica rispetto alle I.N., sostituendo alla visione universalistica, globalista e interculturale una visione fortemente ideologica, nazionalista e prescrittiva, sia nella parte che riguarda i principi, che nella declinazione dei nuclei concettuali. 

Sul piano della descrizione dei traguardi di competenza e degli obiettivi di apprendimento si rileva poi un’evidente confusione tra traguardi ed obiettivi, e tra questi e i contenuti di conoscenza. Non è casuale che gli stessi nuclei concettuali così come previsti dalla legge 92/2019 e indicati nelle prime Linee guida del 2020 cambino terminologia. 

Il primo nucleo, Costituzione, diritto, legalità e solidarietà, nelle nuove Linee guida, viene declinato in sola Costituzione.  Sparisce il rapporto tra le tematiche da affrontare: le leggi ordinarie, i regolamenti, le disposizioni organizzative, i comportamenti quotidiani delle organizzazioni e delle persone e la loro coerenza con la Costituzione, a fondamento della convivenza e del patto sociale del nostro Paese. 

Alla visione solidaristica della Costituzione si sostituisce uno sguardo particolarmente centrato sull’individuo: imprenditore di se stesso, difensore della proprietà privata, capace di fare impresa. Tanto che il secondo nucleo concettuale da Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio della prima versione del 2020, diventa nelle nuove Linee guida Sviluppo economico e sostenibilità. 

Non si tratta di una semplice inversione di parole. Lo si comprende sin dalle prime righe del paragrafo: “È importante educare i giovani ai concetti di sviluppo e di crescita. Per questo, la valorizzazione del lavoro, come principio cardine della nostra società, e dell’iniziativa economica privata è parte fondamentale di una educazione alla cittadinanza.

La diffusione della cultura di impresa consente alle studentesse e agli studenti di potenziare attitudini e conoscenze relative al mondo del lavoro e all’autoimprenditorialità”. E dalla sua conclusione: “L’educazione finanziaria va intesa inoltre come momento per valorizzare e tutelare il patrimonio privato”. 

Espressioni come ‘proprietà privata’, ‘incoraggiare l’iniziativa economica privata’, ‘valorizzare e tutelare il patrimonio privato’, ‘attuare strategie e strumenti di tutela e valorizzazione del proprio patrimonio’ attraversano tutto il documento. ‘Proprietà privata’ compare più di 10 volte, ‘bene comune’ solo 3 volte. 

Tutto il documento risulta privo della prospettiva interculturale delle I.N. e que* 914.860 student*, di cui il  65,45 % sono nati in Italia, vengono definiti “alunni stranieri”, insistendo su una chiara separazione tra un noi e un loro.

La necessità di contrastare ogni forma di violenza e di discriminazione è nelle Linee guida generica, nessun riferimento al razzismo, all’antisemitismo, alla xenofobia, alla discriminazione omolesbobitransfobica. Nessun riferimento all’educazione alla sessualità e alle tematiche di genere: si parla solo di un generico “rispetto verso la donna”, evidenziando così una preoccupante indifferenza nei confronti delle discriminazioni basate sull’identità sessuale o di genere, nonché delle varie forme di violenza di genere.

Nel documento si insiste sul “sentimento di appartenenza”, ma di un’appartenenza derivante solo “dall’esperienza umana e sociale del nascere, crescere e convivere in un Paese chiamato Italia”, la nostra “Patria”. E per quanto si faccia in alcuni passaggi riferimento all’Europa, centrale nel documento è la “coscienza di una comune identità italiana”. 

Nessun riferimento all’appartenenza a una stessa comunità di destino, un’appartenenza planetaria presente nelle I.N. del 2012 dove si legge: “Il sistema educativo deve formare cittadini in grado di partecipare consapevolmente alla costruzione di collettività più ampie e composite, siano esse quella nazionale, quella europea, quella mondiale”.

Il richiamo all’Agenda 2030, presente nelle Linee guida del ’20, qui è relegato a una noterella a pie’ di pagina. Molto poco si dice sulla questione ambientale, sulle problematiche relative alla diversa e ineguale distribuzione ed esaurimento delle risorse e sulle responsabilità civiche che coinvolgono tutte e tutti a livello locale e globale. Un tema questo più che cogente in una fase caratterizzata da negazionismo climatico e da gravi e diffuse misconoscenze circa i fenomeni che causano anche lo spostamento delle persone da un continente all’altro.

Eppure, i documenti internazionali sottolineano come la scuola svolga un ruolo cruciale nel promuovere un vero cambiamento, integrando i principi fondamentali di un approccio ecologico e sostenibile. La consapevolezza dei limiti delle risorse, delle interdipendenze e delle responsabilità condivise deve essere al centro del processo educativo.

Sebbene le nuove Linee guida rappresentino l’ennesimo passo indietro compiuto dall’attuale governo, dobbiamo essere consapevoli che esse non hanno il potere di determinare la nostra didattica. Per contrastare la deriva neoliberista e nazionalista dell’attuale governo, noi docenti dobbiamo far valere il nostro protagonismo e la nostra autonomia professionale. Il MCE continuerà ad affiancare insegnanti e scuole nella difesa delle loro prerogative progettuali, per promuovere un’educazione alla cittadinanza consapevole e attiva, anche nei termini di una critica sociale e politica, che abbia come finalità lo sviluppo completo di ogni studente sul piano cognitivo, relazionale, affettivo.

la Segreteria Nazionale MCE