… E CI RISIAMO
Gli studenti italiani vanno male alle prove Invalsi? Leggono ma non comprendono? Non hanno strumenti logici sufficienti?
Le colpe sono sempre quelle: il ‘68, l’egemonia culturale della sinistra (come sosteneva l’ineffabile Ombretta Fumagalli Carulli, come ripete senza sosta Galli Della Loggia, come reitera la Tre Elle, ecc.), l’ideologia, addirittura il prof. Tullio De Mauro (avercene, di studiosi e ricercatori che come lui conoscessero profondamente la scuola italiana nelle sue –molte- ombre e nelle sue –poche- luci) confondendo la sua sollecitudine verso la precisione, la chiarezza e il rispetto dell’interlocutore che la comunicazione non deve mai dimenticare, con un invito al semplicismo e facendo una lettura superficiale del pensiero e della ricerca di un insigne linguista: ‘una collana, pubblicata da una casa editrice di partito, ideata e curata da un grande accademico nel nome di una “educazione linguistica democratica”, proponeva libri in cui non fosse usato che un numero limitato di vocaboli. La lotta al nozionismo…si prolungava nella condanna della complessità della parola’ (Silvia Ronchey, Repubblica, 12 luglio).
Nessuno di costoro fa invece un passo in avanti rispetto al ‘nefasto 68’ e alla ‘falsa idea di cultura democratica’, guardando ai governi del centro destra e ai ministeri Tremonti, Brunetta, Moratti, Gelmini, questi sì davvero nefasti in quanto hanno inflitto alla scuola tagli e ridimensionamenti da cui nemmeno i governi di centrosinistra sono stati, in seguito, esenti.
Il tormentone non finirà mai, perché i soggetti di cui sopra individuano nelle loro analisi nemici da additare a pubblico ludibrio (De Mauro, Lodi, Milani, Rodari,..), non soluzioni e analisi ponderate. Il reale obiettivo sembra essere il ritorno a una scuola selettiva e a gerarchie sociali nette e penalizzanti delle fasce più deboli e di recente approdo a una scolarità estesa. Il simbolo agitato per un tale ritorno al passato è stato anche il ripristino della pedana.
La scuola ha molto sofferto negli ultimi vent’anni, esposta a riforme via via sovrapponentesi e reciprocamente invalidantesi, soggetta a vessazioni burocratiche, a riduzioni di risorse in termini di persone e di mezzi, all’assenza di un investimento serio nella selezione e formazione dei docenti.
Aggiungiamo le differenze tra scuole del nord e scuole del sud, la povertà educativa (fatta di povertà materiale e culturale) di fasce sempre più ampie della popolazione infantile, gli abbandoni e la dispersione, l’assenza di una visione unitaria dei diversi segmenti dell’obbligo, la somministrazione costante e ossessiva di ‘verifiche’ come allenamento al superamento delle prove Invalsi (che ottengono l’effetto opposto). Non sono variabili indipendenti nella rilevazione dei risultati della scuola.
Nel sostenere la via democratica e sociocostruttiva all’approccio alle conoscenze e la progettazione collegiale come uniche vie per l’emancipazione di tutte e tutti il Movimento di Cooperazione Educativa riafferma la necessità che la politica si faccia carico, anche investendo risorse adeguate, delle complesse problematiche educative che oggi le scuole si trovano ad affrontare garantendo a tutti e tutte il diritto costituzionale all’istruzione.
Il Movimento ribadisce la convinzione che proprio un’educazione linguistica democratica e di qualità, versante su cui sta intensificando la sua ricerca, sia la via per la costruzione di reali competenze di comprensione approfondita, di analisi critica (ma è questo che si vuole?), di smontaggio e rimontaggio dell’informazione, in una parola per la formazione di cittadine e cittadini attivi/e e consapevoli.
Giancarlo Cavinato Nerina Vretenar
Movimento di Cooperazione Educativa